Gennaro Colafelice - Poesie
Follia omicida
Eran tredici innocenti
capitati in una banca,
eran tredici viventi
sparsi a caso a destra e a manca;
attendevan tutti quanti
alle odierne occupazioni
dell'avere o dar sonanti
necessario a tristi e buoni.
Eran tredici sicuri
delle leggi protettive
che dàn forza a tristi e puri
agli uman di tutte rive:
più sicuri tra le mura
dove celasi il denaro
ch'è serbato con premura
per la gioia dell'avaro.
Ma ad un tratto alcuni bruti
(portatori della morte)
un ordigno lasciar muti
ed usciron dalle porte.
Non le iene o gli sciacalli
non le tigri o i leopardi
né sui monti né tra valli
san lanciare simil dardi;
nessun essere vivente
sa così premeditare
una morte sì repente
solo per terrorizzare.
Solo uomini che folli
passan vita a tavolino,
solo uomini che molli
piangon triste lor destino,
solo gli uomini gentili
nei rapporti lor galanti
crean mezzi tanto ostili
per distrugger tutti quanti.
Eran tredici cristiani
fiduciosi nell'amore,
nella mente ancora sani
tra la gioia ed il dolore.
Son colpiti tutti insieme
da quel tragico strumento:
sol qualcuno ancora geme:
ma poi muore in un momento!
O Dio, prendi l'alme loro:
tu l'accogli e lor perdona
ché traditi fur costoro
nell'amor che vita dona.
Furon tredici operanti
tra i cristiani buoni e tristi:
or le bare vanno avanti,
non saranno ormai più visti!
Son l'avanzo di chi nasce
bello e fiero di sue azioni,
sono i corpi di chi pasce
molte splendide illusioni;
ma finché in terra ei vive
deve gemere e sperare,
deve attendere le rive
del riposo salutare.
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